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giovedì 13 novembre 2014

LE EMORROIDI




CHE COSA SONO?
COS’È LA MALATTIA EMORROIDARIA?
CAUSE DELLA MALATTIA EMORROIDARIA
I SINTOMI
C’E’ CORRELAZIONE CON IL CANCRO?
QUALI SONO I TRATTAMENTI?
CHE COSA SONO? 


Sono dei cuscinetti vascolari, prevalentemente a sangue venoso, e normalmente servono per:
1. “accompagnare” le feci all’esterno riducendo il trauma anale
2. Completare il complesso sistema della continenza fecale.
Solo quando danno dei sintomi si parla di malattia emorroidaria.
E’ la più diffusa causa di sofferenza della regione anorettale.
Più del 50% della popolazione adulta occidentale soffre o ha sofferto di patologia emorroidaria.
Molti soggetti lasciano trascorrere molto tempo prima di chiedere delle cure.
Le cure attuali sono in grado di eliminare senza o con poco dolore il problema, soprattutto negli stadi iniziali.
COS’È LA MALATTIA EMORROIDARIA?
Erroneamente descritta come “varici dell’ano”, le emorroidi patologiche sono dei corpi cavernosi di volume aumentato contenenti sangue venoso e arterioso, che possono protrudere dall’ano. A seconda del plesso da cui traggono origine, possono essere suddivise in emorroidi interne ed esterne.
Le emorroidi interne aumentano di volume dentro l’ano, e danno segno di sé in genere solo durante il passaggio delle feci, con dolore, sanguinamento e prurito, e possono prolassare all’esterno dell’ano e rientrare da sole o con l’aiuto delle dita; sono molto dolorose se non si riesce a riposizionarle dentro l’ano.
Le emorroidi esterne si sviluppano al margine dell’ano; se sotto tensione sono molto dolorose, più frequentemente delle interne possono complicarsi con la formazione di coaguli nel loro interno (trombosi emorroidaria).



CAUSE DELLA MALATTIA EMORROIDARIA

E’ UNA MALATTIA MULTIFATTORIALE e non esiste una sola causa. Si sviluppa più con: l’aumentare dell’età, le eccessive spinte per evacuare le feci, la lunga permanenza sulla tazza del bagno, le feci molto dure o irritanti quali quelle diarroiche, la gravidanza, i fattori ereditari, FATTORI IGIENICO-COMPORTAMENTALI, QUALI DIETA PRIVA DI SCORIE, RIDOTTO INTROITO DI LIQUIDI, ATTIVITA’ SEDENTARIA, ATTIVITA’ LAVORATIVA.
I SINTOMI
Come già accennato, se si ha qualcuno di questi sintomi, è possibile che si tratti di Patologia emorroidaria:
1. sanguinamento alla defecazione con sangue rosso vivo oppure sulla carta igienica o nella tazza del vater a fine defecazione.
2. prolasso che può rientrare più o meno facilmente
3. Prurito spesso accompagnato da senso di ano umido (tracce di muco).
4. Dolore, in genere tipo bruciore
5. Nodulo/i esterni dolenti, a volte ad insorgenza nel giro di poche ore.
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C’E’ CORRELAZIONE CON IL CANCRO?
Non c’è alcuna correlazione. Tuttavia molti di questi sintomi possono essere presenti anche in presenza di un cancro del retto o dell’ano. Ciò rende indispensabile una visita coloproctologica. Ogni trattamento effettuato senza una visita specialistica può essere causa di un inammissibile ritardo per una corretta diagnosi e un’adeguata terapia.
QUALI SONO I TRATTAMENTI?
Il trattamento medico va diretto verso la possibile causa:
SE STIPSI aumento dell’assunzione di fibre vegetali e uso di lassativi formanti massa per ottenere feci più soffici.
. Correzione della diarrea, se presente
. riapprendimento di una corretta defecazione tendente ad evitare di spingere molto o a lungo.
. Bidè con acqua tiepida per ridurre spasmo e dolore.
. FLAVONOIDI
-Correzione della dieta, introito di liquidi, abolire cibi irritanti e superalcolici.
In caso di crisi acute, per lo più da trombosi emorroidaria, questi presidi possono essere di aiuto, assieme all’uso di analgesici, e nel giro di sette gg circa la crisi si risolve. Nei casi di dolore intenso che non si attenua, il curante potrà effettuare ambulatorialmente una piccola incisione in anestesia locale per asportare il/i coagulo/i.
Se ci si trova di fronte a quadri molto estesi di trombosi, può essere necessario un trattamento in regime di ricovero.
I trattamenti sono ambulatoriali o in regime di ricovero, in relazione allo stadio della malattia ed alla gravità clinica:
Ovviamente dopo visita proctologica accurata, esplorazione, proctoscopia eventuale colonscopia e classificazione della gravità della malattia emorroidaria si può procedere alla terapia.
Il trattamento medico deve essere destinato a pazienti con emorroidi di 1° e 2° grado non complicato e si basa sull’impiego di diverse sostanze. Inizialmente, se necessario, si deve favorire un’evacuazione quotidiana e “morbida” per evitare lo sforzo e a questo scopo sono utili tutte quelle sostanze che aumentano la massa fecale e che non siano agenti irritanti. Bisogna favorire la circolazione a livello emorroidario aumentando il ritorno venoso con preparati a base di flavonoidi e simili. Infine si possono usare, per lenire i sintomi, creme, paste, gel contenenti, antinfiammatori, anestetici e ultimamente acido ialuronico.
 In alcuni casi resistenti al trattamento medico è possibile attuare dei trattamenti locali, terapie parachirurgiche come la legatura elastica, specialmente ei si ha sanguinamento e prolasso mucoso rettale interno. Consiste nell'applicazione di piccoli anelli elastici alla base delle emorroidi o del prolasso, applicazione che sì effettua senza alcuna anestesia. Ciò generalmente non provoca dolore, anche se nelle ore successive può essere accusato dal paziente un fastidioso senso di peso. Gli anellini elastici rimangono in sede per 7-15 giorni e generalmente la loro espulsione non viene rilevata dal paziente se non per una lieve perdita ematica che non deve spaventare. Solo in caso assolutamente eccezionale di emorragia occorre recarsi al Pronto Soccorso o prendere contatti con il proprio specialista.
La scleroterapia e la coagulazione all’infrarosso sono utilizzate nel trattamento delle emorroidi in genere non prolassanti. Tali procedure causano scarso dolore e il risultato è una discreta riduzione del volume delle emorroidi.
I pazienti refrattari alle suddette terapie, nei casi in cui non si è riusciti ad ottenere un risultato soddisfacente e con emorroidi di III e IV grado con marische sono candidati all’intervento chirurgico.
Necessitano in genere di un breve ricovero (SPESSO IN REGIME AMBULATORIALE O DAY-SURGERY) e si effettuano in anestesia. Esistono diversi protocolli per il controllo dei disagi e del dolore postoperatorio.
Quindi l’indicazione all’intervento chirurgico della malattia emorroidaria è posta nelle emorroidi di 2° e 3° grado refrattarie alla terapia medica e parachirugica, in quelle di IV grado, nei casi di emorroidi recidive, nei casi associati a prolasso mucoso occulto del retto e nei casi associati a ragade anale.
L’intervento ideale dovrebbe riunire le caratteristiche di RADICALITA’, ASSENZA DI DOLORE, ASSENZA DI COMPLICANZE E minima degenza postoperatoria con un ritorno precoce all’attività lavorativa.
Tecniche che utilizzano il bisturi Laser non danno una riduzione del dolore rispetto a quelle più tradizionali. L’utilizzo di nuovi strumenti di coagulazione in radiofrequenza (LIGASURE) e ed ultrasuoni riduce il dolore post-operatorio.
. La mucoprolassectomia con suturatrice meccanica viene utilizzata con sufficiente consenso della letteratura nelle emorroidi di III grado, mentre negli altri gradi vi è ancora discussione tra gli esperti. Si effettua in regime di ricovero e in anestesia, si tratta di una metodica che ha goduto di larga diffusione negli ultimi anni, ma può creare qualche confusione sul suo reale impiego. Infatti questa tecnica ha come unico obiettivo la riduzione del prolasso e non l’escissione delle emorroidi, asporta la mucosa anale prolassata consentendo al tessuto emorroidario di ritornare nella sua sede anatomica.
 I risultati a breve termine sono buoni ma il tasso di recidive risulta elevato. Le complicanze non sono rare, a volte persistenti nel tempo e difficili da trattare.

La legatura dei rami terminali dell’arteria emorroidaria superiore individuate con l’utilizzo intraoperatorio di un sistema doppler E SEGUITO DA PESSIA DELL’EMORROIDI (THD). Si effettua prevalentemente nelle emorroidi di III grado sebbene lavori scientifici abbiano descritto questa tecnica anche per gli altri gradi. Il trattamento viene eseguito in day hospital, in anestesia locale con sedazione o in anestesia spinale; l’80% dei pazienti non ha necessità di analgesici subito dopo l’intervento, e le complicazioni segnalate sono minime nel numero, nella gravità e nella durata; solo una piccolissima percentuale di pazienti necessita di nuovi trattamenti per recidiva. L’intervento viene effettuato in una zona priva di terminazioni nervose e quindi da poco o nulla dolore. E’ un intervento miniivasivo poiché non asporta tessuti.
La crioterapia nel trattamento radicale è dolorosa rispetto agli altri trattamenti ambulatoriali e HA UN ALTISSIMO TASSO DI RECIDIVE., come la folgorazione diretta ed il BICAP, non gode la preferenza dei maggiori centri internazionali di colonproctologia.
Quindi volendo schematizzare nella malattia emorroidaria di 1° e 2° grado sintomatica, si esegue inizialmente una terapia medico-dietetica, al fallimento di questa si procede a tecniche parachirurgiche (legatura elastica, scleroterapia, fotocoagulazione).
Nel terzo grado e nel fallimento dei gradi precedenti intervento (thd, prolassectomia con stapler se esiste associazione con prolasso mucoso).
Nel IV grado con grosse marische Emorroidectomia (ligasure, ultracision, Milligan-Morgan) oppure THD con asportazione delle marische.


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