La metodica, non invasiva e dotata di alta sensibilità e specificità, dispone di sonde rotanti a 360°. Trova le sue indicazioni principali nella stadiazione delle neoplasie del retto e del canale anale e nella loro ristadiazione dopo terapie neoadiuvanti , inserendosi cosi’, anche come indagine cardine nel follow up di questi pazienti. E’ di ausilio fondamentale nella diagnosi di processi settici quali ascessi e fistole, anali e perianali; in questo campo le sonde ad alta frequenza hanno permesso di superare la fistulografia, un tempo considerato esame indispensabile nello studio dei tramiti fistolosi.
Tra le alterazioni fisiopatologiche funzionali che meglio vengono studiate e valutate dall’ultrasonografia endoanale si annoverano: l’integrità sfinteriale nell'incontinenza anale idiopatica e traumatica oltre che nella valutazione preoperatoria dei pazienti candidati ad interventi proctologici o perineo-proctologici; defecazione ostruita causata da prolasso rettale e/o rettocele ed in ultimo la stipsi da anismo o sindrome paradossa del pubo rettale.
Anche le neoplasie del canale anale vengono studiate in modo soddisfacente mediante l'ecografia transanale. Inoltre la sorveglianza dei pazienti che sono stati trattati conservativamente (radio-chemioterapia) serve a porre indicazioni per il prosieguo terapeutico (chirurgico o non) più opportuno.
Nella diagnostica delle fistole l'ecografia ha dimostrato di essere, altamente affidabile, soprattutto se associata all'uso del contrasto mediante iniezione con H2O2 che consente una precisa visualizzazione dei tragitti fistolosi, primari e secondari. Di recente introduzione è la ricostruzione tridimensionale delle immagini ottenute durante l’esame ecografico: tale ausilio consente sia di risparmiare al paziente il mezzo di contrasto che in alcuni casi può essere doloroso sia di ottenere una ricostruzione fedele al 100% del tramite fistoloso e di individuarne il decorso attraverso gli sfinteri: cosa questa di vitale importanza per la decisione del programma chirurgico.Nella valutazione dei difetti sfinterici è possibile individuare lesioni, disomogeneità, alterazioni strutturali, franche soluzioni di continuo. In riferimento all'incontinenza anale, l'analisi ecografica riesce a localizzare la presenza di lesioni isolate dello sfintere esterno e/o interno, permette di misurarne l'estensione in gradi ed, in ultimo, di differenziarle da immagini di disomogeneità.
- Nelle lesioni da parto l'entità del trauma è tale da determinare un'interruzione di ambedue gli sfinteri. Tale rilievo risulta importante nella programmazione chirurgica coloproctologica e ginecologica ( soprattutto per l’accesso transvaginale).
- Nelle forme di incontinenza dopo chirurgia proctologica (iatrogena) è più frequente riscontrare una lesione isolata di un solo sfintere.
La possibilità di avere immagini facilmente disponibili potendo realizzare una diagnostica intraoperatoria (come nel caso del drenaggio di ascessi o fistole), il costo relativamente basso di quest'applicazione, la mancanza di utilizzo di radiazioni ionizzanti (esame non invasivo e non dannoso) e la facile tollerabilità, fanno dell'ecografia transanale e transrettale uno strumento fondamentale nella diagnostica coloproctologica e nelle patologie del pavimento pelvico.
In conclusione l'ecografia transrettale, esame di costo medio, ha ormai sostanzialmente sostituito l'EMG anale per lo studio dei pazienti affetti da incontinenza permettendo di "mappare" in maniera precisa eventuali interruzioni sfinteriali e di valutarne l'entità. È inoltre uno strumento diagnostico indispensabile nello studio dei tramiti fistolosi, soprattutto se è disponibile la ricostruzione 3D (potendo raggiungere una sensibilità e specificità che si attestano attorno al 90%). Ha assunto un ruolo di sempre maggiore rilievo nella diagnosi, stadiazione e ristadiazione dopo trattamenti neoadiuvanti delle neoplasie del canale anale e del retto distale.
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